mercoledì 21 novembre 2012

"Tutti non c'è". Ovvero: la correlazione non basta, lingua è regole

Il linguaggio ovviamente si costruisce un po' per volta. Ma finora ho sempre pensato che prima si apprendessero le parole per assonanza e solo molto dopo si arrivasse all'apprendimento delle regole di grammatica. Mi spiego: credevo che imparare a dire correttamente "il cane mangia" e "i cani mangiano", declinando correttamente il verbo, si apprendesse con un meccanismo di correlazione per rinforzo, per cui sentire tante volte "cane" associato a "mangia" e "cani" a "mangiano" (e mai "cane" a "mangiano") portasse a un collegamento rinforzato tra le due parole che ingegneristicamente potrebbe essere un coefficiente alto tra i due elementi oppure, in termini di reti neurali, pattern più fortemente associati nello schema di risposta di una rete, il che è lo stesso.

Ma forse non è così. Mi figlia, da poco passati i due anni, sta imparando a declinare correttamente i verbi sulla base di un evidente ragionamento di tipo grammaticale. Per esempio dice "puliscio", oppure "salo", per indicare la prima persona singolare rispettivamente del verbo pulire e salire. Non ha mai sentito da nessuno dire alcuna delle due parole. Le ha costruite lei, evidentemente estendendo la regola da parole sentite dire e imparate, come "gioco" o "mangio". Insomma, non ha imparato solo singole parole. E non ha solo imparato ad associarle a "io". Ha imparato anche che in generale a "io" si associano verbi (parole che indicano azioni) che finiscono con la lettera "o". E questa è una regola generale, non è una semplice correlazione tra due parole. Indica una correlazione tra classi e non tra singole parole, l'introduzione di un suono, di una variazione fonetica, che viene associato trasversalmente alle singole parole in funzione di un'altra parte della frase.

La conferma arriva da altri elementi. Qualche mese fa diceva frasi tipo "Tutti non c'è", per indicare che non c'era nessuno. Non aveva mai sentito nessuno dire una frase genere, in italiano chiunque dice "non c'è nessuno". Di nuovo era una sua costruzione. "Tutti" indica l'insieme composto da mamma, papà, cane, nonni e zia. "Tutti non c'è" voleva dire letteralmente - e il ragionamento è perfettamente corretto - che tutti gli elementi di questo insieme non ci sono. Solo più tardi ha imparato a dire, come dice ora, "non c'è nessuno". Il ragionamento ha preceduto l'apprendimento per correlazione, cioè la costruzione della frase per imitazione.

Allo stesso modo, diceva "non c'è ancora", per dire che una cosa non c'era più. Per esempio "non c'è ancora nonna", per dire che la nonna era andata via (non per dire che doveva ancora arrivare). Il ragionamento, di nuovo: a tavola "ancora pasta" vuol dire "datemi ancora pasta, ne voglio ancora". La negazione è "non voglio ancora pasta" (oppure "c'è ancora pasta" si nega con "non c'è ancora pasta"). Quindi la negazione di "c'è ancora la nonna" è "non c'è ancora". "Non c'è più" è una frase che ha imparato in seguito, e rappresenta in effetti, a rigore logico, un'eccezione al senso della parola. Non a caso in inglese si dice "some more" oppure "no more" per dire "ancora" e "basta, non più". Gli anglosassoni usano la stessa parola ed è più logico così.

Dal momento che mia figlia non ha mai sentito dire a nessuno "non c'è ancora" qualcosa per indicare che quella cosa "non c'è più", vuol dire che è stata lei a costruire la frase, sulla base di una costruzione linguistica che va dal particolare al generale, cioè con l'individuazione di regole.

In pratica questo cosa ci dice? Ci dice che non possiamo realizzare dei programmi in grado di parlare correttamente una lingua umana affidandoci soltanto o prevalentemente a una intelaiatura fatta di correlazioni rinforzate o indebolite tra le parole. Semplicemente non è così che funziona il cervello e di conseguenza il nostro programma non sarà in grado di emularne le capacità linguistiche. Il che, corollario, significa che i traduttori automatici da una lingua all'altra non saranno mai sufficientemente accurati finché si baseranno solo su correttivi basati su reti di correlazioni fonetiche. Occorrerà introdurre necessariamente anche delle capacità di apprendimento linguistico vero. Il sistema deve essere grado di andare dal particolare al generale e di individuare delle regole.



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