domenica 25 novembre 2012

Robot alla conquista del potere? Per Cambridge è un rischio serio

Londra (Regno Unito), 25 nov. (LaPresse/AP) - Un centro per valutare il rischio che in futuro robot intelligenti possano conquistare il potere, assoggettando gli umani. Non è il soggetto di un film ma il progetto di una delle università di più note e prestigiose del mondo, quella di Cambridge. L'idea è quella di mettere insieme un centro interdisciplinare che raggruppi esperti e accademici di diversi settori, per valutare i rischi che la rapida evoluzione dell'intelligenza artificiale può creare, incluso quello di "minacciare la nostra stessa esistenza".

Anche se l'idea che i robot possano prendere il potere, spiega Huw Price, professore di filosofia di Cambridge, può apparire lontana, vale la pena di prendere il rischio seriamente. E' difficile al momento, ammette, predire l'esatta natura dei rischi ma proprio questo dimostra, sottolinea, che è necessario capirne di più.

"Nel caso dell'intelligenza artificiale - spiega Price - sembra una ragionevole previsione che in un certo punto del tempo in questo o nel prossimo secolo l'intelligenza sfuggirà ai limiti della biologia". Quando questo accadrà, "non saremo più gli essere più intelligenti" sulla terra e saremo alla mercé di "macchine che non sono maliziose, ma i cui interessi non includono noi". "In genere - aggiunge - tende a essere considerata una preoccupazione poco seria, ma i rischi potenziali sono troppo seri per spazzarla semplicemente via". L'università ha annunciato che il centro sarà aperto nel corso del 2013 e si chiamerà Center for the Study of Existential Risk.

La questione in effetti è più seria di quanto non sembri e da tempo chi si occupa di intelligenza artificiale l'ha individuata. Il primo fu, nel 1965, il matematico inglese Irvin John Good, che la spiegò così: "Definiamo una macchina ultraintelligente come una macchina che può superare di molto tutte le attività intellettuali di una persona, per quanto intelligente. Dal momento che la progettazione delle macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine ancora migliori; ci sarebbe allora senza dubbio una 'esplosione di intelligenza', e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro. Di conseguenza la prima macchina ultraintelligente è l'ultima invenzione che l'uomo avrà bisogno di fare".

Raymond Kurzweil, un visionario futurologo, nel 2005 ha dato alle stampe un libro intitolato 'La singolarità è vicina'. Esperto informatico, Kurzweil si occupa di riconoscimento ottico dei caratteri, sintesi vocale, riconoscimento vocale e altre cose di questo genere, ma è diventato noto per i suoi numerosi libri. La "singolarità", parola presa a prestito dalla fisica, nella quale indica un particolare punto nello spazio-tempo in cui non si applicano le normali leggi della fisica, rappresenta per Kurzweil il momento in cui l'uomo costruirà il primo computer più intelligente delle persone. Lui sostiene che questo potrebbe accadere nel giro di qualche decennio e non appena questo succederà la vita sulla terra subirà un drastico cambiamento.

Ipotesi visionarie senza fondamento? Forse. Ma il fondatore della Microsoft Bill Gates, che lo ha invitato a cena a casa sua più di una volta, dice che Kurzweil è "la persona migliore che conosca nel predire il futuro dell'intelligenza artificiale".

Vi ricordate I Robot? Tolte le esplosioni, le americanate e le seplificazioni, il problema potrebbe anche essere più o meno in questi termini.


Meno inquietante ma altrettanto interessante: L'uomo bicentenario. Forse un po' troppo un Pinocchio contemporaneo, ma centra diversi temi importanti. Costruito in forma di commedia, un bel film.

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