Tentare di realizzare una memoria sul modello di quella umana potrebbe
partire da questo esperimento: costuruire una rete neurale collegata a
una webcam (meglio sarebbero due, ma forse conviene in una seconda fase,
per avere una fonte video stereoscopica) sulla quale arriva un flusso
continuo di oggetti visualizzati dentro una dimensione reale piena di
rumore (altri oggetti, persone, mobili...). In una prima fase lo scopo
sarebbe quello di insegnare alla rete a distinguere ciò che ha già visto
da quello che è nuovo.
In una seconda fase dovrebbe poi imparare a distinguere tra loro gli
oggetti conosciuti e ad associare a ciascuno un simbolo, anche questo in
arrivo dal mondo reale, cioè disegnato su un pezzo di carta e mostrato.
Il riconoscimento di singoli oggetti esiste già ed ha raggiunto livelli
anche relativamente evoluti. Ma si basa su un apprendimento guidato con
il quale la rete gradualmente, modificando progressivamente i pesi dei
propri neuroni, impara a riconoscere ciò che il progettista decide e indica.
Insomma ci sono dei target molto chiari, non c'è autonomia. La rete non
distingue ciò che ha visto da ciò che non ha visto, impara solo a
riconoscere determinati oggetti. Con questo altro approccio invece la
rete guadagna un certo grado di autonomia che consente poi in un secondo
tempo associazioni tra oggetti dell'universo di riferimento, elemento
finora scarsamente esplorato negli esperimenti di robotica.
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